ABI è pronta a sostenere una CBDC europea
L’avanzamento dei test per lo yuan digitale, sta provocando non poche fibrillazioni nel resto del mondo. A partire dagli Stati Uniti, ove è iniziata la discussione sulla necessità di varare un dollaro digitale, proprio per non lasciare campo libero al gigante orientale, in un momento in cui tornano a prendere vigore le spinte allo scontro tra i due Paesi.
Anche in Europa, però, si inizia a parlare di un euro virtuale. Una discussione in cui si è inserita con forza nelle ultime ore l’Associazione Bancaria Italiana (ABI).
Criptovalute news
La posizione di ABI
L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) si dichiara disposta a sostenere l’implementazione di una valuta digitale da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
La posizione dell’associazione è stata ufficializzata con un comunicato apparso sul sito istituzionale in cui sono stati elencati i motivi che consiglierebbero una mossa di questo genere. Ravvisandoli in particolare nei seguenti:
- la possibilità di garantire il supporto ad un numero maggiore di transazioni P2P transfrontaliere;
- la riduzione dell’impatto degli interessi e dei tassi di cambio;
- una notevole attenuazione delle dimensioni dei burocratici legati ai pagamenti.
Una mossa contro le criptovalute?
Molto interessante è anche una ulteriore motivazione addotta da ABI a sostegno di una CBDC europea. La quale, in sostanza, potrebbe andare a togliere spazio alle criptovalute emesse da privati. Le quali, sempre secondo ABI sarebbero molto più rischiose e caratterizzate da profili di anonimato molto più estesi.
Sembra abbastanza chiaro come il vero nodo della questione sia da ravvisare nella decentralizzazione, la quale permetterebbe ad un gran numero di utenti di poter fare a meno delle banche e delle salate commissioni comportate dal loro utilizzo nel settore dei pagamenti e dei trasferimenti di fondi.
ABI già utilizza la blockchain
Va peraltro sottolineato come ABI abbia già provveduto a utilizzare la blockchain nell’ambito del suo sistema interbancario. Lo strumento utilizzato è Spunta, e vede il concorso di Malta, Francia, Cipro, Portogallo, Spagna e Grecia, con il preciso scopo di favorire l’utilizzo della DLT in ambito comunitario.
Anche Francia e Olanda, dal canto loro, si stanno muovendo per agevolare l’introduzione di una Central Bank Digital Currency in Europa. Un atteggiamento che sembra del tutto logico alla luce dello stato di avanzamento del processo di prova portato avanti in Cina per lo yuan digitale.
E gli Stati Uniti?
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, per ora sembra tutto fermo a Digital Dollar Project, una partnership tra Accenture e la Digital Dollar Foundation il cui intento è in pratica quello di esplorare la possibilità di dare vita nell’immediato futuro ad un dollaro digitale.
L’iniziativa vede tra i suoi promotori Chris Giancarlo, ex commissario della CFTC e sta suscitando notevole curiosità nel mondo finanziario. Siamo però ancora ad un livello puramente teorico, mentre da parte delle istituzioni governative non sembrano giungere segnali di vita. Sembra invece abbastanza favorevole ad una iniziativa di questo genere l’attuale opposizione democratica, la quale sulla necessità di ricorrere alle criptovalute aveva già accennato nella presentazione di un piano di stimoli all’economia depressa dal lockdown, alternativo a quello varato da Donald Trump.
Il tutto mentre la Cina è ormai nel pieno della fase di test della sua criptovaluta di Stato, che dovrebbe esordire il prossimo anno. Un ritardo che potrebbe costare molto caro agli Stati Uniti.