Ethereum è in grado di gestire la potenziale crescita della finanza decentralizzata?
I dubbi al proposito diventano sempre più forti
La grande crescita della finanza decentralizzata, che si presume sarà ancora più vigorosa nell’immediato futuro, pone problemi di non poco conto agli sviluppatori.
Se attualmente gli utenti della DeFi non sono moltissimi, alcuni rapporti stimano in centinaia di milioni il numero delle persone le quali potrebbero presto appoggiarsi alla finanza decentralizzata. Ponendo un problema di scalabilità di non poco conto, alla luce della capacità delle odierne blockchain. A partire da quella di Ethereum.
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Ethereum 2.0 non risolverà il problema
Al momento, si calcola che la blockchain di Ethereum sia in grado di elaborare non più di 14 transazioni al secondo. Le quali, peraltro, comportano costi molto elevati. Proprio su questa lacuna della creazione di Vitalik Buterin si stanno inserendo proposte alternative, a partire da Cardano. In grado cioè di assicurare una mole molto superiore di transazioni e costi significativamente inferiori.
Il gruppo di lavoro raccolto intorno ad Etherem è peraltro consapevole di questo problema. Tanto da lavorare ormai da tempo ad una revisione del progetto, in particolare prevedendo la sostituzione dell’algoritmo Proof-of-Work (PoW) con quello Proof-of-Stake (PoS). Nonostante i tanti proclami, però, Ethereum 2.0 è ancora abbastanza lontano dal suo debutto. E, peraltro, potrebbe non essere in grado di risolvere il problema, ovvero lo scarso dimensionamento rispetto alle effettive necessità della finanza decentralizzata.
Il parere di Sam Bankman-Fried
Nella discussione su Ethereum si è cimentato ultimamente anche Sam Bankman-Fried. Il co-fondatore e CEO di FTX Exchange ritiene in particolare che Ethereum non sia assolutamente in grado di reggere la prevista crescita della DeFi.
Lo ha affermato nel corso di una chiacchierata con Camila Russo (Defiant Podcast), aggiungendo che l’unico modo per aggirare il problema consiste nella costruzione e individuazione di reti alternative. Da lui definito l’unico reale rimedio in grado di risolvere i problemi cui si è trovato davanti ogni volta che il team di lavoro da lui diretto ha cercato di trovare risposte a progetti apparentemente entusiasmanti. I quali, però, si sono praticamente arenati di fronte all’insufficiente potenza della blockchain di Ethereum. La quale potrebbe continuare ad essere inadeguata anche dopo il lavoro di aggiustamento messo in campo dai suoi sviluppatori. La cui roadmap, peraltro, continua ad essere disattesa.
Potrebbe essere Solana la risposta giusta all’inadeguatezza di Ethereum?
Lo stesso Sam Bankman-Fred, peraltro, ha indicato una possibile alternativa ad Ethereum. A sorpresa, però, non si tratta di Cardano, che si prefigge apertamente lo scopo, o di Polkadot, altro progetto rampante rivolto alla DeFi. Bensì di Solana, che lui stesso ha scelto, in un novero di 30 progetti, per fare da base a Serum. Una scelta derivante in particolare dal fatto che SOL è in grado di arrivare ad elaborare 150mila transazioni al secondo, contro le appena 14 di cui è accreditata la blockchain di Ethereum.
Una tesi, quella di Bankman-Fried, la quale ha naturalmente destato un certo clamore nello spazio crittografico. E la quale ha trovato pareri del tutto contrari. A partire da quello espresso da Jon Jordan, il direttore delle comunicazioni di DappRadar. Secondo il quale proprio il restyling di Ethereum avrà come risultato una maggiore resa della sua rete.
Un giudizio, quello di Jordan, derivante in particolare dall’introduzione di catene di sharding e del modello di consenso PoS. Da lui ritenuti in grado di contribuire a risolvere alcuni dei problemi più grandi posti dalle applicazioni decentralizzate. Non resta quindi che seguire i successivi sviluppi, per capire chi abbia ragione.