Buterin annuncia l’Ethereum 2.0
C’è molta attesa, da parte della comunità creatasi intorno alla criptovaluta, per la prossima adozione da parte di Ethereum di un nuovo meccanismo di consenso Proof of Stake. Al riguardo le ultime notizie danno per certo l’inizio del processo nel corso della prossima estate. A rivelarlo è stato proprio Vitalik Buterin, il co-fondatore del progetto, nel corso di una lunga e articolata intervista. Nel corso della quale non ha peraltro esitato a dichiararsi entusiasta per quanto sta accadendo.
Cos’è l’algoritmo di consenso Proof of Stake
Come è ormai noto, le criptovalute si basano su un meccanismo di consenso, da conseguire attraverso un algoritmo. Si tratta in pratica del modo in cui le regole del protocollo vengono seguite facendo in modo che tutte le transazioni avvengano correttamente e che le monete possano essere spese solo una volta.
L’algoritmo di consenso Proof of Stake è iniziato a circolare nel 2012, su input di un utente del forum Bitcointalk, come alternativa a quello Proof of Work e ai suoi troppo elevati consumi.
Per capire meglio i termini della questione proprio al secondo meccanismo di consenso sono addebitati i livelli di consumo che stanno destando un certo allarme anche nell’ambito dei criptofans. L’energia elettrica necessaria al funzionamento della rete Bitcoin, ad esempio, raggiunge un livello pari a quello di Paesi come la Svizzera o la Nuova Zelanda. Si rendono quindi necessarie alternative in grado di non incidere troppo a livello energetico. Come appunto Proof of Stake.
Come funziona il Proof of Stake
Se nell’algoritmo Proof of Work conta la potenza di calcolo apportata dai minatori, nel caso del Proof of Stake il focus si sposta sul numero di token detenuti dagli utenti e sul tempo in cui gli stessi sono stati detenuti.
I blocchi della Proof of Stake, a differenza di quelli della Proof of Work, non vengono estratti, bensì coniati. La selezione tra i partecipanti che possiedono una partecipazione significativa in questi sistemi avviene su una base pseudocasuale in modo da coniare i blocchi e aggiungerli alla blockchain. Il processo in questione entra in funzione soltanto una volta che il sistema abbia proceduto ad analizzare una serie di fattori. Il fine di questo modus operandi è di garantire che siano selezionati non soltanto utenti con una quota più grande, ma anche altri caratterizzati da una stake inferiore.
La differenza chiave consiste nel fatto che le compense non sono associate al mining, ma alle commissioni di transazione associate allo specifico blocco coniato. Si tratta, come evidente, di una differenza di non poco conto, che premia la partecipazione.
A gestire Ethereum 2.0 sarà la Beacon Chain
Lo stesso Buterin ha poi parlato della Beacon Chain, ovvero la catena separata e parallela, ma connessa a quella attuale basata su Proof of Work grazie ad un apposito smart contract, destinata a diventare la catena di sistema. In pratica un vero e proprio cambio di marcia che prefigura l’Ethereum 2.0, per effetto del quale diventerebbero reali i progressi in termini di scalabilità che erano del resto all’origine del progetto.
Se la fase zero è attesa per l’inizio dell’estate, resta però da capire quando potranno avere inizio le successiva fasi del piano di sviluppo previste dal gruppo di lavoro di Ethereum. Denominate Shard Chains e State Execution, proprio con la loro esecuzione Ethereum 2.0 entrerà a pieno regime, ponendo le basi per una ulteriore crescita del progetto.