Hacker attaccano il sito di Trump chiedendo Monero
L'attacco è però rientrato in breve tempo
La campagna per le presidenziali degli Stati Uniti volge al termine, dopo una serie di risse a non finire tra il Presidente in carica, Donald Trump e il suo maggior rivale, il democratico Joe Biden.
Una campagna che ha provocato non poco fastidio nell’opinione pubblica, con gli osservatori concordi nel ritenere come mai nella storia la corsa alla Casa Bianca avesse raggiunto livelli così indecenti.
Nelle ultime ore, però, anche gli hacker hanno deciso di dire la loro in questa contesa. Lo hanno fatto attaccando il sito di Trump, approfittando del controllo ottenuto per qualche ora al fine di chiedere Monero in cambio di informazioni ritenute compromettenti per il Presidente.
Criptovalute news
Cosa è accaduto
Il sito donaldjtrump.com, ovvero quello attribuito ufficialmente al Presidente degli Stati Uniti è stato oggetto di un attacco informatico. Nel corso del quale gli attaccanti hanno affermato di aver ottenuto il controllo anche di altri device riconducibili a Trump e ai suoi parenti. Dai quali sarebbero state carpite informazioni compromettenti per l’attuale inquilino della Casa Bianca. Le quali possono essere rivelate a chi provvederà ad inviare Monero all’indirizzo specificato.
Quali sarebbero le informazioni carpite dagli hacker?
Nel loro messaggio i pirati informatici hanno specificato che le informazioni di cui sono venuti in possesso sarebbero estremamente compromettenti per Trump. Andando in pratica a stabilire la sua connessione con attori esterni al fine di manipolare la tornata elettorale.
L’accusa più grave, però è quella relativa alle prove sul coinvolgimento del Presidente per quanto riguarda la diffusione del Covid-19. In questo caso si tratterebbe di una vera e propria conferma della legge del contrappasso, se si pensa alle accuse rivolte da Trump alla Cina in tal senso.
L’attacco di Brock Pierce
Se l’attacco hacker sembra non aver sortito grandi effetti sulla campagna, molto più pericoloso per Trump avrebbe potuto rivelarsi quello condotto dall’entourage di uno dei candidati indipendenti in corsa per la Casa Bianca, ovvero Brock Pierce.
Proprio una sua collaboratrice, Brittany Kaiser, responsabile della campagna del cripto-milionario, ha infatti rivelato una serie di documenti i quali provano le attività illegali di Trump nel corso delle presidenziali precedenti, quelle del 2016.
Si tratta in effetti di documenti di notevole importanza, se si pensa che la Kaiser è stata direttore dello sviluppo aziendale per Cambridge Analytica. Ovvero la società di consulenza politica diventata tristemente nota per l’utilizzazione indebita dei dati di milioni di utenti di Facebook.
Uno scandalo silenziato
Kaiser ha rivelato su Twitter di aver affidato oltre 800 pagine di nuovi documenti al Campaign Legal Center (CLC). Si tratta di una organizzazione no profit statunitense che concentra la sua azione sui diritti di voto e sull’espansione della partecipazione politica.
Che dal canto suo li ha utilizzati per presentare un reclamo alla Commissione elettorale federale. Motivato dal fatto che molti di loro sottolineano come Cambridge Analytica, fondata e detenuta dalla famiglia Mercer, abbia facilitato il coordinamento illegale tra Make America Number 1, un grande comitato di azione politica sostenuto da Mercer, e la campagna di Donald Trump nel 2016.
In particolare, i documenti dimostrano come Cambridge Analytica “rivendicava il merito di aver creato, prodotto e distribuito annunci per la campagna del tycoon”, proprio mentre l’azienda stava portando avanti sondaggi e altre attività per Make America Number 1, tristemente noto anche come “Defeat Crooked Hillary”. Di quanto asserito non si è avuta praticamente traccia nel corso della campagna attuale.