I Portland Trail Blazers avviano una collaborazione con Stormx
La franchigia dell'Oregon è l'ennesimo club sportivo ad intraprendere la strada delle criptovalute
Prosegue e si intensifica la collaborazione tra mondo dello sport e settore crittografico. Con la National Basketball Association, la più famosa lega mondiale di basket, in primafila. L’ultima notizia in tal senso è quella relativa alla collaborazione intrapresa tra i Portland Trail Blazers e Stormx, una società la quale utilizza la blockchain per il cashback. Che potrà ora sfruttare la popolarità di Damian Lillard e compagni per le sue iniziative promozionali. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio di cosa si tratti e i motivi che hanno spinto la franchigia dell’Oregon ad abbracciare una tendenza sempre più forte.
Cos’è Stormx? I termini dell’accordo
Stormx è una società nata nel 2015 e opera sostanzialmente sotto la forma di un provider di cashback crittografico il quale dispone anche di un token nativo, chiamato STMX.
Grazie all’accordo sottoscritto, sarà il primo International Rights Partner del team di Portland e sotto tale veste si propone il coinvolgimento dei fan di ogni parte del mondo. In pratica potrà mettere in campo attività di marketing identificate dal team e comparire con il suo logo sulle divise sociali del team.
E’ stato Chris McGowan, presidente e CEO della squadra, a mettere in rilievo tutta la sua impazienza di vedere i frutti della collaborazione intrapresa con un’azienda così rivoluzionaria. Aggiungendo che Stormx ha le sue radici nel Pacifico nord-occidentale e può educare la Rip City, come è spesso chiamata Portland al fine di esprimerne lo spirito positivo, all’utilizzo del denaro digitale.
I Portland Trail Blazers sono solo gli ultimi arrivati
La squadra di basket dell’Oregon è solo l’ultima arrivata in una lista sempre più fitta di squadre e personaggi sportivi che hanno intrapreso collaborazioni con lo spazio crittografico. Per quanto riguarda la NBA va ricordata ad esempio la decisione dei Dallas Mavericks, altra franchigia della stessa lega, che ha aperto ai pagamenti in Dogecoin. O l’ormai vecchia frequentazione dei Sacramento Kings, antesignani in tal senso. I quali sin dall’ormai lontano 2014 hanno accettato Bitcoin per il pagamento di biglietti e merchandising. Per poi allargare la proposta ad Ethereum quattro anni più tardi, in un programma che ne prevedeva il mining da utilizzare per iniziative di carattere educativo.
Anche l’automobilismo è sempre più ricettivo nei confronti delle criptovalute. Bastava in effetti dare uno sguardo al Gran Premio d’Austria di Formula 1 per notare i grandi cartelloni pubblicitari recanti il logo di Crypto.com, azienda che ha scelto proprio il mondo dei motori per promuovere il suo marchio, dopo essersi fatta conoscere con la Coppa Italia di calcio. E proprio il grande calcio, in particolare quello europeo, vede un numero sempre maggiore di squadre che recano sulla propria maglia diciture legate allo spazio crittografico.
Sport e denaro digitale, un rapporto sempre più intenso
Il rapporto tra sport e criptovalute è sempre più forte. E si fonda su due esigenze complementari: quella delle società di ricavare nuove fonti di entrata in un momento in cui il Covid fa mancare gli incassi al botteghini e delle aziende crypto di farsi conoscere.
Da questo incastro sta nascendo un rapporto sempre più intenso, il quale spinge in direzione di una popolarità sempre più vasta degli asset digitali. Un trend il quale dovrebbe sicuramente intensificarsi nel corso dei prossimi anni. Sino ad agire alla stregua di un cuneo, come succede per i tanti prodotti che si rivolgono allo sport per poter allargare la propria popolarità.