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Le CBDC faranno calare la domanda di Bitcoin?

E' la tesi di Lee Ju-yeol, governatore della Bank of Corea

Il tema della Central Bank Digital Currency, ovvero le criptovalute di Stato, è ormai da tempo all’ordine del giorno. Soprattutto per effetto dell’ormai prossimo debutto dello yuan digitale. La CBDC di Pechino, infatti, è ormai nella fase finale dei test previsti e dovrebbe fare la sua comparsa sui mercati entro la fine dell’anno, in modo da poter essere poi utilizzata nel corso delle Olimpiadi invernali di Pechino, previste per il 2022.
Se sino a questo momento si è discusso soprattutto dell’impatto che esso avrà a livello globale e della sua funzione di testa di ariete contro il potere imperiale del dollaro, da più parti ci si inizia a chiedere se non sarà invece il Bitcoin ad essere attaccato dallo yuan digitale.

Lee Ju yeol - Le CBDC faranno calare la domanda di Bitcoin?

La tesi di Lee Ju-yeol

Nella discussione è entrato anche Lee Ju-yeol, il governatore della Bank of Korea. Il quale ha affermato che le CBDC in genere avranno un notevole impatto sul Bitcoin, contribuendo a ridurne la domanda.
Una tesi non certo sorprendente, considerato che a differenza di BTC queste criptovalute avranno il compito di digitalizzare una lunga serie di pagamenti, senza trasformarsi in strumenti speculativi. Ritagliandosi profili di sicurezza che non sono propri dei sistemi decentralizzati e godendo quindi di una stabilità derivante proprio dal fatto di essere uno strumento statale.

Anche la Corea del Sud si avvia verso la sua CBDC

Occorre sottolineare come anche la Corea del Sud abbia messo in cantiere un progetto in tal senso. La Bank of Korea, infatti, si prepara a mettere in campo la propria CBDC entro la fine dell’anno. L’istituto ha anche pubblicato nel mese di febbraio uno studio su una valuta digitale nazionale. La cui conclusione afferma che le criptovalute di Stato sono simili alla valuta fiat e soddisferanno tutti i requisiti necessari per il corso legale, al contrario delle criptovalute, le quali sono emesse da privati.
L’approccio utilizzato sinora dalla Corea del Sud è simile a quello statunitense. Lo stesso Lee Ju-yeol ha infatti affermato che occorre procedere con calma, per fare tutto al meglio. Intanto, però, la Cina ha praticamente quasi terminato le prove relative alla sua CBDC, che potrebbe interessare la stessa Corea del Sud. Proprio per andare incontro ai tanti turisti cinesi che visitano ogni anno il Paese, si prevede che gli esercizi commerciali del Paese si adopereranno per dotarsi di mezzi adatti a ricevere pagamenti in yuan digitale.

CBDC: e gli Stati Uniti?

Se lo yuan digitale è in una fase avanzata di test, resta da vedere cosa vorrà realmente fare il governo statunitense. Se con Donald Trump la fiducia nella forza del dollaro ha fatto premio sull’ipotesi di dotarsi di una CBDC da contrapporre a quella di Pechino, ora sembra che qualcosa inizi a muoversi anche a Washington. Pochi giorni fa, infatti, è iniziata a circolare la notizia relativa alla presentazione di un progetto cui starebbero lavorando la Federal Reserve e il Massachusetts Institute of Technology. Il Fedcoin, questo il nome con cui è stato indicato il dollaro digitale, partirebbe con un grave ritardo rispetto allo yuan digitale. Ma già il fatto che se ne inizi a parlare testimonia come qualcosa inizi a muoversi. Una prima risposta alle preoccupazioni espresse da alcune agenzie federali e ad un rapporto di Goldman Sachs destinato a seminare inquietudine. Secondo l’istituto bancario, infatti, entro il 2030 la creazione della banca centrale cinese sarà utilizzata da un miliardo di persone.

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Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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