Nasdaq: le criptovalute non sostituiranno il dollaro statunitense
Un giudizio che sembra però abbastanza prematuro
Secondo il Nasdaq, non esiste alcuna possibilità che le criptovalute possano prima o poi sostituire il dollaro statunitense. Una affermazione, quella pubblicata sul blog dell’indice azionario tecnologico di Wall Street, la quale risponde in maniera netta ad una domanda che in molti si sono fatti nel corso degli ultimi anni, di fronte all’incedere di Bitcoin e delle sue sorelle. Forse, però, troppo netta.
Cosa ha affermato precisamente il Nasdaq?
L’articolo che affronta il tema legato all’avvento del denaro digitale ha un titolo che fa già capire l’intento degli estensori: “Bitcoin and Crypto: Fraud or the Future?”
Una analisi la quale si incarica in particolare di rispondere ad alcune delle domande che già in tanti si sono posti nel corso degli ultimi anni. Ovvero se BTC sia uno schema piramidale, se abbia come intento la sostituzione del dollaro statunitense e quali siano i motivi che ne fanno un boccone prelibato per chi intende speculare.
Va sottolineato come lo stesso Nasdaq, ormai da tempo abbia preso atto della sempre più rilevante importanza delle criptovalute. Tanto da accettare fondi basati su Bitcoin. Già questo, in effetti, sembra togliere di mezzo l’ipotesi di una predisposizione negativa verso gli asset digitali.
Allo stesso tempo, però, colpisce il giudizio pressoché esaustivo sulla possibilità che l’icona crittografica possa andare a sostituire il dollaro statunitense. Secondo gli analisti del Nasdaq, infatti, una ipotesi di questo genere non ha neanche mezza possibilità di diventare concreta.
Un giudizio avventato?
Nessuna possibilità di andare a sostituire il dollaro USA: questo dunque il verdetto del Nasdaq sul Bitcoin. Un giudizio fondato? Per i sostenitori di BTC probabilmente no. Soprattutto per coloro che sin dall’inizio hanno intravisto nella creazione di Satoshi Nakamoto lo strumento ideale per andare a colpire al cuore l’attuale sistema finanziario, caratterizzato da profonde ingiustizie e, soprattutto, dall’esclusione di miliardi di persone in ogni parte del globo. Un sistema basato appunto sul dollaro statunitense, che sta però rivelandosi fonte di un gran numero di ingiustizie. E, in particolare, viene usato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati alla stregua di una vera e propria arma. Basti pensare in effetti al blocco economico attuato verso Paesi come Cuba, Iran o Venezuela. Ovvero quelli che da un punto di vista ideologico non si piegano ai dettami del capitalismo o del liberalismo.
L’adozione di massa delle criptovalute è sempre più prossima?
E’ peraltro lo stesso articolo del Nasdaq a smentire parzialmente l’assunto di partenza. Affermando che con una regolamentazione più stretta, le criptovalute potrebbero sensibilmente avvicinarsi all’adozione di massa.
Una adozione che procede già ora a grandi passi. Basti pensare ad esempio alla recente decisione del governo di El Salvador, che ha affiancato BTC al dollaro USA come mezzo di pagamento. O alla crescente digitalizzazione di economie come quella del Venezuela, dell’Argentina o della Colombia. Ove i livelli troppo elevati di inflazione che gravano le monete nazionali stanno spingendo fette sempre più consistenti della popolazione a convertire stipendi e pensioni in denaro digitale.
Un trend il quale potrebbe assumere una velocità sempre più sostenuta nel caso in cui l’inflazione, che torna ad affacciarsi negli Stati Uniti a causa dell’inondazione di denaro sull’economia decisa dal governo per resistere al Covid, dovesse restare alta. Spingendo molti, in ogni parte del globo, a cambiare i propri dollari in criptovaluta. Una ipotesi che sembra farsi più concreta giorno dopo giorno.