OMS sotto attacco: neanche il coronavirus ferma gli hacker
Neanche l’imperversare del coronavirus ha fermato l’hacking. Anzi, proprio la rinnovata dipendenza dai mezzi tecnologici più innovativi ha dato l’occasione ai criminali informatici per rinnovare le proprie trame. Sfruttando in particolare il desiderio di informazione sul Covid-19. Andiamo quindi a vedere cosa sta accadendo.
Anche l’OMS sotto attacco
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è trovata sotto attacco da parte dei pirati informatici. A rivelare l’accaduto è stato Flavio Aggio, Chief Information Security Officer dell’ente, durante un’intervista concessa all’agenzia Reuters.
Il CISO dell’OMS ha poi aggiunto che non è ancora stato possibile risalire all’identità degli hacker. L’attacco non è comunque stato premiato da successo, anche se si teme un ripetersi dell’evento. Nel corso del periodo che ha seguito l’esplosione della pandemia di Covid-19, infatti, l’OMS è stato ripetutamente sotto attacco. Una tendenza che potrebbe continuare nelle prossime settimane.
Le modalità dell’attacco all’OMS
Per quanto riguarda i dettagli dell’attacco, sembra che i criminali informatici abbiano provato a sottrarre i dati di accesso dei funzionari presso le loro caselle di posta, in modo da poterle utilizzare come passepartout per impossessarsi di informazioni relative a cure e test.
Come è facilmente immaginabile, infatti, il valore di questi dati è al momento elevatissimo. Non soltanto potrebbero essere monetizzati rivendendoli a soggetti interessati e senza eccessivi scrupoli, ma anche utilizzati per fuorviare l’informazione. Un pericolo quindi da non sottovalutare in un momento così critico per un gran numero di Paesi.
L’attacco al Dipartimento della Salute negli Stati Uniti
Se l’attacco all’OMS ha destato notevole sensazione, va sottolineato come l’attività degli hacker si sia intensificata nelle ultime settimane. Prendendo di mira in particolare obiettivi istituzionali ritenuti con tutta evidenza molto importanti.
Tra di essi anche il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. E’ stato Bloomberg a rilevare come un attacco hacking abbia cercato di interrompere le operazioni e il flusso di informazioni. La ratio dell’attacco è da ricercare negli effetti devastanti che un blocco delle comunicazioni potrebbe avere su larga scala, generando panico presso una popolazione già messa alla prova dal coronavirus.
La necessità di vigilare contro l’hacking
Considerata la situazione, è facilmente intuibile come le infrastrutture digitali necessitino del massimo di protezione possibile. Attacchi informatici su larga scala, infatti, potrebbero esporre la popolazione di larghe parti del territorio a grandi rischi, andando peraltro ad ostacolare l’attività degli operatori sanitari.
Proprio per questo alcune agenzie di cyber-security stanno offrendo i propri servizi, gratuitamente. Come ha fatto Emsisoft il passato 18 marzo, quando ha reso noto l’accordo di collaborazione con Coveware, teso a consentire l’accesso gratuito ai servizi di contrasto al ransomware ai provider del settore sanitario.
I pericoli del ransomware in questo momento
Proprio la richiesta di riscatto per sbloccare il sistema informatico dell’ente sanitario è una delle pratiche portate avanti con sempre maggior frequenza dagli hacker, negli ultimi mesi. Un modus operandi che ha colpito non poche istituzioni sanitarie e che ha il sapore del vero e proprio terrorismo informatico.
Soprattutto in un momento in cui ogni parte del globo si ritrova a dover convivere con il pericolo rappresentato dal Covid-19, una constatazione che non sembra però commuovere eccessivamente i criminali informatici.