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Privacy coin: secondo Perkins Coie sono meno pericolose rispetto alle altre

Un parere che va decisamente controcorrente

Ormai da tempo si discute molto della privacy assicurata dalle criptovalute. Un tema molto caldo, il quale nel passato ha spinto alcuni nomi di rilievo della finanza tradizionale ad attaccare in particolare Bitcoin, additandolo alla pubblica opinione alla stregua di una vera e propria lavanderia di denaro sporco.
Un giudizio enunciato da Davide Serra, fondatore di Algebris, contro il quale si sono elevate molto voci contrarie. Ma che non di rado è tornato ad echeggiare ogni volta che BTC è stato accusato di essere lo strumento ideale per i mercati che caratterizzano il Dark Web. Ovvero la parte nascosta di Internet ove si traffica in stupefacenti, armi ed esseri umani.

Privacy coin - Privacy coin: secondo Perkins Coie sono meno pericolose rispetto alle altre

Privacy coin: una reputazione molto controversa

Nel corso degli ultimi anni, però, Bitcoin è stato parzialmente sgravato dei sospetti. I quali hanno iniziato ad appuntarsi sulle cosiddette privacy coin. Una categoria in cui spiccano Monero, Dash, Zcash e Grin, ovvero le criptovalute che promettono elevatissimi livelli di riservatezza. Spinti quasi all’anonimato, tanto da mettere in grande allarme le autorità di contrasto al fenomeno dell’evasione fiscale e le forze di polizia.
In particolare Monero, nel corso degli ultimi mesi è venuto a trovarsi sotto attacco negli Stati Uniti e in Russia. Nel primo caso è stato l’IRS (Internal Revenue Service) ad attivarsi, promettendo una taglia di 625mila dollari a chi fosse in grado di violarne la privacy. Mentre in Russia è stato il servizio di monitoraggio finanziario federale ad impegnarsi in tal senso. In particolare dando vita ad uno strumento in grado di tracciare XMR. Del quale, però, ancora si sa poco.

Lo studio di Perkins Coie sembra smentire l’assunto

Le privacy coin sono pericolose, in quanto permettono livelli di riservatezza in grado di aiutare l’economia criminale? Non sarebbe proprio così, secondo Perkins Coie.
Lo studio legale internazionale di stanza negli Stati Uniti, infatti, ha pubblicato un documento secondo il quale le misure di contrasto già attive e note come AML (Anti Money Laundering) sarebbero sufficienti per colpire eventuali tentativi di riciclaggio di denaro sporco. Ricordando al contempo che le attività sui mercati darknet vedono l’impiego stradominante di Bitcoin. Monero, Grin, Zcash e Dash, messe insieme, sarebbero utilizzate in appena lo 0,3% delle attività in questione.

I vantaggi delle privacy coin superano i problemi ad esse collegati

Dopo aver portato i dati a supporto della propria tesi, il documento di Perkins Coie si spinge anche a ricordare i vantaggi delle privacy coin. Le quali sarebbero in grado di fornire una serie di benefici pubblici i quali vanno a superare in maniera sostanziale i rischi denunciati.
Rischi che sarebbero agevolmente attenuati dalle normative antiriciclaggio esistenti. Le quali sono in grado di dare vita ad un quadro per la lotta al riciclaggio di denaro e alla criminalità ad esso collegata più che sufficiente.
Proprio per questo motivo, quindi, lo studio legale promuove questa particolare tipologia di criptovalute. Affermando inoltre che esse vanno praticamente a fare da prova dell’avvenuta transizione. A differenza di quanto accade per il denaro contante e i pagamenti tramite carta.
Tanto che più del 90% del riciclaggio di denaro non è oggetto di rilevazione, in quanto le forme di pagamento non crittografate possono bypassare i confini senza che la transazione sia registrata su blockchain.

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Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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