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Satoshi Nakamoto, 10 anni dal suo ultimo messaggio pubblico

Continua la caccia all'inventore di Bitcoin

Il passato 12 dicembre ha rappresentato una data abbastanza particolare. Nello stesso giorno di dieci anni fa, infatti, Satoshi Nakamoto pubblicava un suo messaggio su Bitcoin Talk, considerato la sua ultima testimonianza pubblica.
Dopo di allora l’inventore di Bitcoin è letteralmente scomparso dalla circolazione, senza che se ne sapesse più nulla. Tanto da provocare una vera e propria caccia all’uomo, la quale con il crescere della popolarità della sua creazione ha assunto dimensioni sempre più rilevanti.

Satoshi Nakamoto - Satoshi Nakamoto, 10 anni dal suo ultimo messaggio pubblico

L’ultimo messaggio di Satoshi Nakamoto

A ricordare il decennale dell’ultima traccia online dell’inventore del Bitcoin è stato in particolare Pete Rizzo. Proprio l’editore del sito web dell’exchange di criptovalute Kraken, ha infatti scritto su Twitter lo scorso sabato. “10 anni fa, Satoshi ha pubblicato il suo ultimo post sul forum BitcoinTalk”.
Il messaggio in questione riguardava in particolare la prevenzione degli attacchi Denial-of-Server (DoS) alla rete Bitcoin ed è destinato probabilmente a restare l’ultima testimonianza relativa a colui che ha letteralmente rivoluzionato il settore crittografico.

La caccia a Satoshi Nakamoto non si ferma

Nel frattempo, però, la caccia a Satoshi Nakamoto non si ferma. In tanti continuano a cercare di capire che fine abbia fatto l’inventore di Bitcoin e questa ricerca spinge l’opinione pubblica ad avanzare continuamente nuove ipotesi al riguardo.
Tra gli ultimi ad essere stati indicati come il vero Satoshi Nakamoto ci sono in particolare Paul Calder Le Roux e Yasutaka Nakamoto.
Il primo è un ex informatore della DEA attualmente detenuto nelle carceri statunitensi per una serie di reati gravissimi. Il secondo un ingegnere di alto livello della Pacific West Airlines il quale fungeva da corriere della droga per Escobar, definitivamente sparito dalla circolazione nel 1992, per assumere la nuova identità.

Ma Faketoshi non si arrende

Se l’inventore di BTC non si trova, c’è anche chi, al contrario, fa di tutto per essere accettato come il vero Satoshi Nakamoto. Stiamo parlando di Craig Wright, il quale ormai da anni cerca di accreditarsi all’interno del mondo crittografico in tale veste.
Tentativi spesso goffi, come quello inscenato all’interno della causa intentata contro di lui da Ira Kleiman. In quel giudizio, infatti, l’uomo d’affari australiano deve dimostrare di essere realmente Satoshi, per non dover versare un risarcimento astronomico alla controparte. Per farlo, ha indicato come prova la detenzione delle chiavi di un wallet in cui sarebbero custoditi i token del Tulip Group. Si tratta però dello stesso indirizzo verso il quale sarebbero stati dirottati i fondi rubati nel corso del celebre attacco hacking a seguito del quale è stato sancito il fallimento di Mt. Gox.
Una vicenda grottesca, tale da rischiare di tramutarsi in una vera e propria rotta epocale per Craig Wright. Le cui intemperanze hanno spinto gran parte della comunità crittografica a bollarlo spregiativamente come Faketoshi.

E Adam Back?

Un’altra ipotesi la quale ha fatto più volte capolino nel corso degli ultimi mesi è stata poi quella relativa ad Adam Back. Il fondatore di Blockstream è stato in particolare indicato da Reddit e altri social, soprattutto in considerazione del fatto che lui avrebbe in effetti le competenze tecniche per poter inventare una criptovaluta. Tanto da aver varato nel 1997 un sistema simile alla Proof of Work usata ancora oggi come modalità di consenso sulla blockchain di Bitcoin. L’indicazione in questione è stata però contestata con grande forza dallo stesso Adam Back, in un messaggio pubblicato su Twitter.

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Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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