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Una delle commissioni da 2,6 milioni su Ethereum sarà distribuita

Ethereum - Una delle commissioni da 2,6 milioni su Ethereum sarà distribuita

Continua a riservare notevoli sorprese la questione relativa alle due commissioni da 2,6 milioni di dollari le quali hanno caratterizzato altrettante operazioni sulla blockchain di Ethereum.
L’ultima novità in tal senso è rappresentata dalla decisione presa da Bitfly, azienda austriaca operante nel settore dell’innovazione finanziaria, che dopo aver atteso per quattro giorni il reclamo della cifra ad essa versata sotto forma di commissione per una delle due transazioni, ha infine deciso di distribuirne i proventi ai partecipanti al pool di mining.

Un passo indietro

La decisione assunta da Bitfly è arrivata al termine di giorni estremamente caotici. Dopo che la notizia delle due transazioni anomale è venuta fuori, infatti, sono iniziate le indagini per cercare di capire cosa fosse effettivamente accaduto.
Nel frattempo, però, si sono presentati alcuni utenti che hanno richiesto la commissione. Nessuno di loro, però, è riuscito a dimostrare di essere il misterioso profilo che l’ha effettuata. A questo punto, è stata quindi presa la decisione in grado di tagliare la testa al toro, ovvero la distribuzione della commissione tra i partecipanti al pool di mining. Resta però da capire, a questo punto, cosa potrebbe succedere nel futuro.

La tesi di Vitalik Buterin

La questione delle commissioni abnormi sulla blockchain di Ethereum hanno naturalmente scatenato una vera e propria ridda di ipotesi. Se dopo la prima si era ipotizzata la possibilità di un errore umano, l’arrivo della seconda transazione con eguale commissione, ovvero 2,6 milioni di dollari per spostare 355 ether, ha dimostrato che tale ipotesi non si reggeva in piedi. A meno di propensioni suicide da parte dell’autore.
Tanto da spingere Vitalik Buterin, l’anima di Ethereum, a ipotizzare che dietro i due movimenti potesse celarsi un vero e proprio ricatto da parte di hacker nei confronti di un exchange. In pratica i pirati informatici avrebbero assunto il controllo soltanto parziale dei fondi e, non potendo effettuare operazioni in grado di farli entrare in possesso degli stessi, hanno provveduto a dare vita alle due operazioni, sotto forma di vero e proprio avvertimento. Con il chiaro scopo di dimostrare che, volendo, possono in pratica prosciugare i wallet interessati. A meno che, appunto, la piattaforma non provveda al più presto a soddisfare le loro richieste.

PeckShield appoggia la tesi di Buterin

La tesi di Buterin è poi stata appoggiata da un rapporto stilato da PeckShield, società specializzata in analisi relative alla blockchain operante sul territorio cinese.
Secondo questo studio, un exchange sarebbe incappato in un attacco sotto forma di phishing, il quale avrebbe compromesso le sue credenziali e permesso al latore della missiva di controllare in parte i fondi. Le informazioni di cui è entrato in possesso l’hacker non sarebbero sufficienti per drenare i fondi al proprio indirizzo, ma comunque ad effettuare transazioni su un piccolo elenco di indirizzi autorizzati. E’ proprio su questo aspetto che è stato quindi deciso di mettere in opera un piano alternativo a quello consistente nella sottrazione diretta dei fondi.
Se ciò fosse vero, nei prossimi giorni, nel caso in cui l’exchange non si piegasse al ricatto, potrebbero arrivare nuove transazioni con commissioni dello stesso importo. A meno che, nel frattempo, non salti fuori una verità alternativa. Intanto, però, il mistero continua a permanere.

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Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho collaborato con svariati siti su molte tematiche e guidato il gruppo di lavoro che ha pubblicato il CD-Rom ufficiale della S.S. Lazio "Storia di un amore" e "Storia fotografica della Magica Roma".

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